Violenza televisiva e comportamento antisociale nei bambini: uno studio svela effetti duraturi sui maschi

RomeUn nuovo studio guidato da Linda Pagani dell'Université de Montreal mette in luce un’importante connessione tra l'esposizione precoce alla violenza televisiva e il comportamento antisociale futuro nei bambini, in particolare nei maschi. Basandosi su dati di quasi 2.000 bambini, la ricerca ha monitorato le abitudini televisive dai 3,5 ai 4,5 anni e le ha correlate con i comportamenti auto-riferiti all'età di 15 anni. Lo studio rivela che i bambini, specialmente i maschi, esposti a contenuti televisivi violenti mostrano una maggiore tendenza verso comportamenti aggressivi e antisociali durante l'adolescenza.
Osservazioni chiave dello studio includono:
- Aumento dell'aggressività nei ragazzi adolescenti che da piccoli guardavano contenuti violenti.
- Nessun effetto significativo di comportamento antisociale riscontrato nelle ragazze.
- I ragazzi coinvolti nell'esposizione precoce tendono a impegnarsi in aggressioni fisiche e persino a usare armi.
Questa ricerca serve da promemoria delle potenziali conseguenze a lungo termine del consumo di media. L'idea che i comportamenti aggressivi possano derivare da ciò che i bambini guardano sfida i genitori e le comunità a rivalutare l'esposizione mediatica nella prima infanzia. Nell'era digitale odierna, con varie piattaforme che offrono una moltitudine di contenuti, diventa ancora più cruciale monitorare e curare i media con cui i bambini interagiscono.
Mentre gli studi passati si sono spesso concentrati sugli effetti immediati della violenza nei media, come l'aumento dell'aggressività a breve termine, questo studio amplia il discorso gettando luce sugli effetti duraturi. I genitori hanno precedentemente sottovalutato le implicazioni a lungo termine, assumendo che i bambini superassero la fase di imitazione dei comportamenti violenti. Tuttavia, lo studio di Pagani suggerisce il contrario, mostrando che questi influssi iniziali sono profondamente radicati e difficili da invertire.
La ricerca solleva anche domande sulle differenze di genere nella risposta alla violenza mediatica. I ragazzi sono generalmente più esposti e forse più attratti dai contenuti violenti, il che potrebbe spiegare i loro marcati cambiamenti comportamentali. Si richiedono approcci più sensibili al genere per affrontare queste problematiche.
In definitiva, questo studio promuove misure proattive nella gestione dei media per i bambini. I governi e le organizzazioni sanitarie potrebbero sostenere campagne per aumentare la consapevolezza di questi rischi. I genitori possono trarre vantaggio da linee guida che aiutano a selezionare i contenuti, assicurandosi che ciò che i loro figli guardano promuova uno sviluppo comportamentale positivo. Con il crescente complessità del panorama digitale, il ruolo dei tutori diventa fondamentale nel guidare le giovani menti lontano da contenuti problematici.
Lo studio è pubblicato qui:
http://dx.doi.org/10.3390/ijerph22010129e la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è
Linda S. Pagani, Amélie Gilker Beauchamp, Laurie-Anne Kosak, Kianoush Harandian, Claudio Longobardi, Eric Dubow. Prospective Associations Between Preschool Exposure to Violent Televiewing and Externalizing Behavior in Middle Adolescent Boys and Girls. International Journal of Environmental Research and Public Health, 2025; 22 (1): 129 DOI: 10.3390/ijerph22010129

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